9° Simposio Internazionale del CMSU

Aree tematiche

Nella ricerca di soluzioni alla crisi attuale, ci scontriamo con certi limiti, che sono limiti e frontiere della nostra mente. È necessario riflettere su questi limiti. La crisi accelera e gli attori sociali si polarizzano: sorgono forme oscurantiste, irrazionali e violente che competono tra loro.

Quali sono i limiti, dove sono e come impediscono all’essere umano di crescere ed evolvere? Quali sono le loro origini? Come si manifestano? Cosa possiamo fare per superarli? È forse la concezione dell’Essere Umano ciò che limita le possibilità di crescita e sviluppo? Per trovare “soluzioni creative” è necessario fare uno sforzo per superare i limiti che ci impediscono di pensare con una relativa libertà.

Le aree tematiche che proponiamo di seguito, rappresentano proposte per la riflessione e lo scambio di idee, formulate con l’intenzione di configurare immagini che possano orientare il futuro dell’essere umano

Diritti umani del futuro: un’aspirazione del mondo attuale

I diritti umani non hanno la validità universale che corrisponde al loro scopo.

I diritti umani risentono degli scontri della violenza fisica, economica, religiosa, sessuale e psicologica o morale, intendendo questa come una metodologia delle diverse forme di discriminazione.

Ecco perché esistono le guerre, la povertà e l’esclusione sociale, il razzismo, l’intolleranza religiosa, la disuguaglianza di genere, la censura, la diffamazione e la coercizione, come espressioni concrete degli abusi quotidiani dei diritti umani in tutto il mondo.

Di fronte a questi fenomeni, si potrebbe affermare che non esiste un consenso universale sopra questi diritti, nonostante la loro approvazione in seno alle Nazioni Unite, o perlomeno, che esistono forti resistenze ideologiche e culturali alla loro attuazione, nonché interessi particolari che si oppongono al loro riconoscimento.

Ciononostante, è innegabile che i diritti umani, sanciti in documenti internazionali a partire dalla seconda metà del secolo XX, hanno giocato un ruolo importante nell’umanizzazione delle società, contribuendo al progresso dell’essere umano.

E sarà così perché i diritti umani traducono, sebbene in maniera imperfetta, un’aspirazione dell’essere umano al superamento del dolore e della sofferenza, mediante l’espansione della libertà e giustizia sociale.

Questa aspirazione, sintetizzata nell’ideale e pratica della nonviolenza, ha radici in molte culture e non solo in quella occidentale, nella quale, storicamente, sono stati forgiati i diritti umani.

Inoltre, comprendere l’interdipendenza tra i diritti civili e politici, da un lato, e i diritti economici, sociali e culturali, dall’altro, consente di superare le dialettiche ideologiche che sollevano obiezioni reciproche, contribuendo a definire gli obblighi delle autorità pubbliche in questo settore.

Pertanto, lavorare per l'universalizzazione dei diritti umani implica approfondire queste due questioni, salvando i contributi delle diverse culture in questo senso e adattando il ruolo delle istituzioni pubbliche nella loro protezione e promozione.

Questo è il compito che questo simposio intende svolgere, e che richiede la partecipazione di tutti coloro che sono impegnati per il presente e il futuro dei diritti umani.

Relatori

Luís Filipe Guerra, Elisa Alfaia Sampaio, Lía Mendez, Gabriel Bulgach, Jorge Pardés, Raffaele Aveta, António Pedro Dores, Marco R. Henriques, Monica Acevedo, Vito Correddu, Gianmarco Pisa

Nonviolenza

Nel contesto del IX Simposio del CMSU, dedicato ai limiti da superare per uscire dalla crisi senza precedenti che ci colpisce, l'eliminazione della violenza è ovviamente uno dei temi in gioco.

La persistenza dei poteri politici ed economici nell'usare la violenza come mezzo per mantenere o estendere la propria egemonia e la generalizzazione della violenza come fondamento di espressione dell'esistenza umana, bloccano l'umanità in schemi distruttivi, pusillanimi e senza uscita.

Malgrado queste condizioni allarmanti, ovunque si registra una tendenza a un profondo cambiamento basato su valori decisamente non violenti in tutti i settori. Che si tratti di economia, tecnologia, istruzione, ambiente, scienze umane, ricerche spirituali o altri settori, la questione dei limiti imposti dall'attuale sistema sociale è al centro delle preoccupazioni.

Le ricerche, le iniziative, ancora frammentate e spesso sperimentali, si stanno moltiplicando in modo esponenziale. Una coscienza individuale e collettiva sta alimentando questa forte intenzione di passare a un'altra storia e di porre fine alla violenza.

Questo IX Simposio del CMSU sarà un'opportunità per esaminare e stimolare questa speranzosa tendenza.

Relatori

Antonino Drago, Luis Bodoque Gómez, Philippe Moal, Olivier Maurel, Roberto Kohanof, Jean-François Bernardini, José Ángel Ruiz Jiménez, Paulina Hunt, Rocio Vila Pihue

Crisi climatica ed ecologica, quali frontiere del pensiero dobbiamo superare?

L'evidente crisi di civiltà che l'umanità sta attraversando e la realtà del cambiamento climatico pongono la specie umana di fronte a limiti ecologici che, se superati, continueranno a perturbare gravemente le condizioni di vita in tutto il pianeta, che senza dubbio merita profonda riflessione e azione per affrontare il futuro.

L'ultimo volume del 6° Report di valutazione pubblicato dall'IPCC intitolato "Impatti, adattamento e vulnerabilità" afferma che gli impatti climatici previsti saranno molto più gravi di quelli calcolati.^1 Tali impatti stanno già provocando il caos sul nostro pianeta e sulle persone colpite da siccità, "...calore torrido, distruzione di ecosistemi, tempeste più forti e massicce inondazioni, estinzione di specie... Il nostro pianeta è in pericolo e viene spinto ai suoi limiti, e a volte ulteriormente, e le persone e gli ecosistemi più vulnerabili soffrono di più”.[^2]

Quali possibilità abbiamo in questa situazione?

Viviamo nella convinzione di una crescita economica, di un consumo illimitato, ma ecologicamente la terra ha una certa capacità di carico, cioè, un limite al di sopra del quale l'ecosistema terrestre, così come lo conosciamo e come gli scienziati hanno già evidenziato, collasserebbe, ma il sistema stabilito sembra ignorare tali avvertimenti.

D'altra parte, dal buon senso di gran parte della popolazione c'è la convinzione che a sistemare le cose ci penseranno gli scienziati e che nel frattempo non ci resta che vivere alla giornata cercando di assistere ai nostri progetti e la nostra famiglia. Quello che è interessante è che parallelamente, a partire dall'iniziativa di molte persone qualche anno fa, si stanno svolgendo profonde riflessioni e azioni volte a ripensare il ruolo della specie umana nel sistema ecosociale nella ricerca di un'armonizzazione del rapporto che abbiamo con l'ambiente ecologico di cui facciamo parte.

Ci interessa in questo nono Simposio riflettere sui limiti ecologici e sui limiti delle credenze che ci hanno portato automaticamente al collasso climatico; così come le soluzioni alla crisi climatica ed ecologica vengono prodotte da diversi orientamenti con iniziative che rompono i limiti delle convinzioni consolidate e che stanno dando vita a nuovi modi di affrontare il rapporto tra uomo e natura.


[^2]: Commenti di Dr. Stephen Cornelius, leader globale del WWF per IPCC in occasione della presentazione dell’ultimo Report dell’IPCC del 27-02-2022, https://climatenetwork.org/2022/02/28/new-ipcc-report-paints-harsh-reality-of-unavoidable-climate-impacts-and-loss-and-damage/

Relatori

Allan Astorga Gättgens, Citlalli Harris Valle, Daniele Quattrocchi, Fernando Gast Harders, Herbert E. Contreras Vásquez, Irving Vázquez Cruz, Red De Ecología Social, Rodrigo Arce

Economia e Società

La dimensione della crisi attuale mette in evidenza che il sistema economico vigente - basato su un modello produttivista e consumistico dipendente dal dominio del grande capitale finanziario internazionale - non funziona; sta spingendo al punto di non ritorno l'ecosistema terrestre che sostiene la vita; è governato dal valore del denaro; poggia sul paradigma che consegna al capitale il potere decisionale sulla direzione del profitto mentre al lavoratore unicamente il salario; ha una matrice distributiva distorta del capitale e porta all'usura, alla speculazione e alla generazione di reddito parassitario, cioè non produttivo, acuendo sempre più l'ingiusta distribuzione della ricchezza (dall'1% più ricco rispetto alla grande maggioranza della popolazione).

La situazione attuale è il risultato di un lungo processo storico in cui il capitale è sempre più concentrato nelle mani delle banche. Questo processo si avvia verso una saturazione del sistema che sta innescando una successione di diverse crisi di carattere globale.

La concentrazione del capitale nelle mani delle banche non solo è in grado di dominare gli interessi degli stati nazionali, ma cerca anche di dominare la soggettività grazie al controllo dei media e dell'informazione.

Tuttavia, oggi emerge da più parti una sensibilità con una matrice comunitaria e sostenibile, persone che stanno imparando a rivalutare il lavoro di squadra, giovani che cercano stili di vita alternativi, pensatori che parlano dell'economia del benessere; organizzazioni che cominciano a preoccuparsi dello sviluppo del potenziale umano dei loro lavoratori.

Etimologicamente la parola economia significa "amministrare la casa"; ispirati al significato originale della stessa e nell'ambito del Nono Simposio ti invitiamo a superare le barriere delle "leggi" che governano l'economia e a ripensare il futuro dell'amministrazione della casa comune in direzione evolutiva e in armonia con l'ecosistema che sostiene la vita.

Di fronte a questa situazione, sarà interessante osservare come si possano intrecciare diverse proposte economiche che includano le dimensioni del benessere umano, il giusto rapporto tra capitale e lavoro, il superamento della crisi climatica, la cooperazione internazionale, ecc., mirando a formare un nuovo modello economico e sociale conforme alle aspirazioni più profonde dell'essere umano.

Relatori

Pachi Álvarez Egurrola, Ángel Bravo Millán, Giorgio Gaviraghi, Sergio Daniel Spano, Gervasio Levalle, Nayruth Triveño Anaya, Fernando Contreras, Rommel Commeca, Damián Arias, Edoardo Vinchesi, Guillermo Sullings, Calzada Lemus Francisco, Zavala Caudillo Aurora, Mario Sandoval, Carmen Gloria Ayala, Oscar Cerda, Micky Hirsch, Marcos Aviñó, Adolfo Carpio, Marcela Gomez Vizzoni, Gilka Lazarte, Gabriel Bulgach, Mara Martín

La questione di genere e i femminismi verso la costruzione di una società nonviolenta

La questione di genere sta attraversando i nostri confini del pensiero. Oggi la questione del genere non riguarda solo la diversità sessuale, ma anche l'identità, il rapporto tra coetanei e con le altre generazioni, il rapporto con il mondo, l'interpretazione della realtà, ecc.

Allo stesso tempo, diventa sempre più evidente alla società che la violenza contro le donne è un fatto storico innegabile da secoli; un problema che, secondo le correnti femministe, è una risposta alla struttura patriarcale della società odierna.

Vediamo anche una maggiore sensibilità nella società per la lotta delle donne nella rivendicazione dei loro diritti, il pieno riconoscimento delle donne nel loro contributo all'umanità, la denaturalizzazione e il superamento della violenza.

La libertà, l'intenzionalità e la loro azione di trasformazione personale, sociale e storica caratterizzano le persone, ed è in questo contesto che ci interessa mettere sul tavolo l'espressione di nuovi modi di intendere la questione di genere e i femminismi.

Come affrontiamo la questione di genere in un mondo polarizzato in cui i diritti delle minoranze LGTBIQ+ sono negati? Che cosa ha generato la discriminazione e la violenza contro le donne e le altre diversità? Che cosa dà sostegno e forza ai movimenti femministi e per la diversità oggi? Quali sono le immagini che permettono la trasformazione sociale verso una società non violenta e non discriminatoria?

Relatori

Angelica Klatte, Andreia Muniz Lisboa, Rosa María Montecinos, Florbela Catarina Malaquias, Federica Novello, Javiera Garcés, Cristiane Prudenciano De Souza, Ariel Herrera

Salute

Possiamo affermare che la salute è un diritto umano fondamentale e che deve essere garantito l'accesso a tutte le persone, senza alcun tipo di discriminazione.
Questo significa cure complete, di qualità e tempestive, secondo le necessità e nel rispetto delle convinzioni e delle scelte di ciascuno.
Questa cura può essere fornita da diversi punti di vista, concezioni e interventi, scelti liberamente dalle persone, richiedendo che queste terapie siano efficaci e non causino più danni che la malattia per la quale si era chiamati ad intervenire.
Oltre alla medicina convenzionale, esistono altre modalità come le medicine tradizionali e le terapie alternative e complementari, che hanno dimostrato nel tempo la loro validità terapeutica e che risultano sempre più diffuse a causa del crescente avanzamento dei media e della migrazione della popolazione.
La popolazione richiede che i sistemi di assistenza forniscano una copertura efficace ai suoi bisogni e alle sue aspettative, il che implica un aggiustamento permanente nelle risposte che vengono fornite sia nella quantità di popolazione coperta, sia nella tipologia dei servizi offerti.
In questo senso, la specializzazione della medicina convenzionale ha approfondito la conoscenza delle malattie che colpiscono le comunità, ma ha anche moltiplicato il bisogno delle risorse necessarie, facendo sì che le migliori cure possibili raggiungano solo quei pochi che possono permetterselo economicamente.
A questo proposito, sono state sviluppate tecnologie e attrezzature che, insieme all'industria farmaceutica, rendono la salute un mercato sempre più importante e costoso.
Allo stesso tempo, l'attenzione è attualmente dibattuta tra l'essere un bene di mercato in più o una politica sociale che garantisca la copertura universale in equità.
Si osserva inoltre che le politiche sanitarie sono più orientate a garantire la capacità produttiva che non la salute effettiva della popolazione.
Se guardiamo alle tendenze attuali, possiamo vedere che la popolazione mondiale a metà del secolo scorso era di 2,5 miliardi e oggi supera gli 8.000.
È cambiata anche l'aspettativa di vita, che all'inizio del secolo scorso era di circa 40 anni, e attualmente sempre più Paesi tendono a superare gli 80 anni.
Allo stesso tempo, si osserva una modifica nel profilo epidemiologico dove tradizionalmente prevalevano le malattie acute e le infezioni contagiose e ora vediamo un profilo dove prevalgono le malattie croniche degenerative.
D'altra parte, i conflitti sociali si esprimono con crescente violenza e le relazioni sociali tendono all'isolamento, deteriorando la salute mentale.
Inoltre, dobbiamo considerare che il degrado dell'ambiente dovuto allo sfruttamento incontrollato prelude a nuovi problemi per la salute degli essere umani a causa dei cambiamenti climatici e dell'inquinamento ambientale.
Se queste tendenze continuano, ci stiamo dirigendo verso una situazione in cui l'assistenza sanitaria sarà per i pochi che possono permettersela, lasciando la maggior parte delle persone senza cure adeguate e in un ambiente naturale e sociale sempre più avverso.
Quindi. Quali proposte possono rispondere a questo futuro che si avvicina? Come integrare l'intera popolazione in un'assistenza sanitaria efficace, considerando integralmente gli aspetti fisici, psicologici e spirituali, superando l'attuale frammentazione?
Questo è ciò di cui vogliamo discutere in questo prossimo simposio.

Relatori

Manuel Enrique Vázquez Valdés, Manuel Velasco Vázquez, Flavia Estevan, Leonel Briozzo, Causa Justa, Jordi Giménez, Jorge Pompei, Erick Benito

L'educazione e il suo contributo al superamento delle frontiere del pensiero

È chiaro che l'umanità sta attraversando una crisi in questo momento. Tutte le sfere di azione e di pensiero ne sono influenzate, e l'educazione non ne è esente.

Per secoli, la scuola è stata il luogo in cui le nuove generazioni si sono incontrate con quelle precedenti per trasferire, costruire e valorizzare le conoscenze culturali acquisite fino a quel momento.

Le risposte costruite e da costruire di fronte a questa crisi sono spesso frenate dai limiti del pragmatismo a corto termine. Agiamo con la sensazione di vivere in un continuo stato di emergenza di problemi educativi che vengono risolti con un approccio alla "patchwork per bug". La pandemia ha evidenziato queste problematiche che hanno già quasi un secolo di storia nei territori latinoamericani ed europei.

A nostra volta, assumiamo che il substrato delle convinzioni di base della nostra epoca nel nostro campo specifico abbia a che fare con la configurazione che la cosa migliore per l'essere umano sia il suo sviluppo esclusivo nell'ambiente economico e sociale; come è stato proposto fin dal XVIII secolo, materializzato nell'idea di "educare il cittadino"; o anche, dal XX secolo, con lo scopo di costruire la forza lavoro del Mercato.

Consideriamo che, paradossalmente, da un lato abbiamo bisogno di riferimenti per guidare la nostra azione nel mondo. Ma, d'altro canto, i riferimenti tradizionali ci appaiono inadeguati e soffocanti, considerando l'educazione sempre come un campo superato, vecchio e obsoleto sotto molti aspetti.

Il problema dell'omogeneizzazione proposto dal sistema chiuso della globalizzazione in cui ci troviamo pone il problema della scomparsa delle caratteristiche di ricchezza della reale diversità delle diverse comunità e gruppi umani.

È indispensabile dare forma a una nuova immagine dell'educazione. L'umanesimo e la pedagogia umanistica possono fornire una risposta che superi queste critiche al campo specifico e della società. Non c'è azione umana che non sia preceduta da un'idea o da un'immagine di ciò che si vuole fare o di ciò che si vuole ottenere con una certa azione. Così, ogni idea, ogni immagine del futuro, ogni proposta di cambiamento, nasce prima nel regno della coscienza individuale. Gli innovatori nelle varie branche della scienza sono stati coloro che sono riusciti a superare le credenze del loro tempo.

Dobbiamo sviluppare pedagogie che superino il pensiero binario (che comprende solo gli opposti come corpo-anima, amico-nemico, ecc.) con un pensiero più ampio e profondo che includa la diversità, che noi chiamiamo la triplice visione della realtà. In questo modo, gli studenti sono portati a mettere in discussione i loro interessi, i loro punti di vista, che rendono possibile la comprensione delle differenze e delle loro relazioni. Abbiamo bisogno di pedagogie che superino l'autoritarismo mascherato o evidente e lo sostituiscano con il rispetto della decisione dello studente come valore centrale.

Dobbiamo rendere visibili i progetti che molti umanisti, e molte persone con un senso umanista, stanno portando avanti a tutte le latitudini sulla base del cambiamento di pensiero sull'essere umano.

Il nostro scopo è quello di contribuire a generare nuove proposte per superare il contesto della crisi dell'educazione; rendere visibili le possibili e concrete risposte che riconfigurano l'immagine dell'essere umano costruita dalla prospettiva umanista e riconoscere le pratiche esistenti.

Relatori

Marcela Latorre Robles, Angélica Soler, Carlos Crespo Burgos, Lourdes Cuellar, Haydeé Venosa Figueroa, Damián Arias, Luciana Ballestero, Fredy Figueroa, Anabella Coiro, Noelia Alegre, Sonia Olondo, María Marín, Samuel Chávez, María Eugenia Pirolo, Marcelo Castillo, Susana Córdova, Roberto Pérez

Coscienza e Mondo

Cos’è la coscienza? In principio qualcosa che può sperimentare solo colui che la possiede. Non si può “vedere” dall’esterno. Un modo di domandare rispetto alla coscienza relativamente a un “oggetto” determinato sarebbe chiedere “Ciao! C’è qualcuno lì?”. Questa domanda vuole dimostrare che la coscienza è ciò che permette di definirci come “qualcuno”, come una “persona”. La coscienza allora è l’essenziale della nostra esistenza. Letteralmente senza la nostra coscienza non esisteremmo. Noi siamo, al di là di tutto, portatori di coscienza. Naturalmente questo è solo un punto di vista.

Tutto questo include descrizioni e interpretazioni che derivano dal modo in cui noi umani sperimentiamo ciò che chiamiamo “coscienza”, ma se consideriamo la coscienza come ciò che permette agli esseri viventi di orientarsi e prosperare nel proprio ambiente, la definizione si dovrebbe estendere a tutte le forme di vita. In ogni caso vedremo sempre la coscienza in una relazione strutturale con il mondo.

La coscienza potrebbe anche essere definita come “l’apparato, meccanismo o ambito che mette in relazione le sensazioni provenienti dai sensi con i dati della memoria, per poter effettuare atti di apprendimento o riconoscimento degli oggetti che costituiscono il mondo”. In questo caso ne staremmo parlando da un punto di vista biologico, funzionale o informatico.

Hegel ha scritto un libro dal titolo “Scienza dell’esperienza della coscienza" e Chalmers si riferisce al tema dicendo che si tratta di un “problema difficile”. Sono numerosi i punti di vista dai quali si può tentare un’approssimazione a questo elusivo oggetto di studio, ma in questa area tematica affronteremo il tema da una prospettiva che afferma che la coscienza è stata storicamente e lo è oggi, il fattore fondamentale della vita umana e che la sua evoluzione e sviluppo sono requisiti essenziali per il superamento della sfida in cui ci troviamo oggi.

Relatori

Néstor Tato, Víctor Piccininni, David Andersson, Javier Tolcachier, Jonathas Raphael Andrade Dos Santos Silva, David Santosalgrin, Carlos Rosique Delmas, Federica Fratini, Javier Belda, Gonzalo García Huidobro, Allan Rodríguez Ferreira, Adolfo Carpio, Patricia Condemarín, Leticia García, Ela Urriola

Spiritualità e trascendenza

Fin dagli albori della storia umana l’essere umano ha dovuto fare i conti con quello che si può definire il limite per eccellenza: la morte.

La scienza, la tecnologia, la filosofia e le religioni si sono confrontate e continuano a confrontarsi con quello che appare come un limite apparentemente invalicabile. Certamente si sono fatti notevoli passi avanti nella cura di molte malattie che in passato procuravano la morte prematuramente ma inesorabilmente questa si presenta ancora per tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Alcuni sviluppi tecnologici inoltre aprono la possibilità di oltrepassare la morte quando ipotizzano di trasferire la coscienza su supporti extracorporei ma, al di là del fatto che questa possibilità si possa realmente concretizzare in futuro, resta ancora in piedi il grande tema del senso della vita di fronte al limite che rappresenta la morte.

Eppure qualcosa di nuovo sembra emergere nella realtà più intima dell’essere umano. Una nuova spiritualità che supera i limiti del ritualismo delle grandi religioni e si manifesta in ambiti che si credevano totalmente alieni o refrattari alla dimensione religiosa. Sono vere e proprie contaminazioni in cui la nuova spirituralità tenta di trovare il suo complemento in nuove forme intrise di tecnologia, informatica e viaggi spaziali. Una nuova ricerca verso una dimensione trascendentale dell’esistenza comincia a farsi strada nella condizione di totale disorientamento in cui versa l’essere umano.

Sarà questa nuova spiritualità in grado di suggerire una nuova concezione di essere emancipato dalla morte? Quale idea di trascendenza si farà strada nel cuore dell’essere umano?

Relatori

Genaro David Sámano, Mónica Zumelzu, Ildefonso Palemón Hernández, Juan Espinosa, Federico Palumbo, Fulvio Faro, Efrén Villareal

La comunicazione nel secolo XXI

Il mondo è in crisi. Tuttavia si registrano azioni innovative che, alimentate dai popoli, travalicano le frontiere.

Allo stesso tempo, le forze dominanti, responsabili dei gravi problemi sociali e ambientali attuali, cercano di sostenere argomenti che rallentano i processi di cambiamento e acutizzano i conflitti, invertendo in molti casi gli importanti progressi degli insiemi sociali.

Come rompere i determinismi provocati da tali argomenti corporativi?

Come ampliare la libertà facendo uso dei mezzi di comunicazione comunitari e alternativi?

Come estendere la portata dei suoi contenuti?

Se internet è una possibilità in questo senso, può esso porre a rischio i diritti delle persone?

Tenendo presente che una comunità esiste solo se c’è comunicazione, come rafforzare tale comunicazione divulgando storie locali ispiratrici, come strumento per la trasformazione del mondo e per migliorare i vincoli tra le persone?

Che ruolo gioca l’arte come canale per riflessioni e dialoghi sui problemi attuali e sul futuro cui aspiriamo?

Relatori

Oleg Yasinsky, Ale De La Puente, Jorge Pardés, Ricardo Rojas, Miriam Barberena, Equis Lab, Simona Valenti

Popoli indigeni e movimenti di decolonizzazione

In diverse regioni del mondo interi popoli sono stati spazzati via da invasori che li ridussero in schiavitù e, con l’invasione dei territori e il saccheggio materiale, rimasero fasce di popolazione completamente sottomesse alla povertà fino ad oggi.

Ma, non soddisfatti di questo tipo di olocausto, si è tentato anche di sopprimere la Cosmogonia di quei popoli Ancestrali con diverse campagne di “Estirpazione delle Idolatrie”, come nel caso del continente americano.

Questa storia ci mostra la violenza e la disumanizzazione degli aspetti “Colonizzatori”, in cui i “Naturali” vengono visti attraverso uno sguardo “Darwinista” trasferendo uno sguardo naturalista al campo sociale.

Il complesso di tali procedimenti da parte degli Imperi al livello mondiale ci fa riflettere sul lavoro necessario, da parte delle nuove generazioni, di studiare e diffondere quali sono gli aspetti della “Decolonizzazione”.

Oggi, nel percorso forzato verso una sintesi di culture, senza rispetto per le diversità, è urgente prendere posizioni nuove, nuove sfide che tendano alla creazione di reti. Reti dei collettivi gravati da quelle politiche sociali.

È il momento di pensare all’importanza che ebbero in altre epoche i punti di vista che davano priorità all’interiorità piuttosto che all'esteriorità, equilibrando l’azione nel mondo; tale morale si plasmava inoltre in un'etica del comportamento.

È necessario andare oltre lo sguardo di un mondo che ormai non esiste, il modello centralista, capitalista, chiuso, in cui non si offre la possibilità di superamento alle grandi e piccole popolazioni umane. La decolonizzazione è prima di tutto mentale e, successivamente nel mondo, oggettuale.

In quest’area vedremo questi temi: Come trovare l’unione tra reti e gruppi di Discendenti e Gruppi di Decolonizzazione, prendendo in considerazione gl aspetti intangibili come riferimenti spirituali e che, alla luce delle conoscenze attuali, rafforzino e diano vigore a questo progetto, dotandolo di un senso più profondo, oltre alle rivendicazioni necessarie su terra, pace, uguali Diritti e opportunità.

Si propone di modificare queste condizioni in forma congiunta, tra equipe di diversi paesi, problemi comuni. Problemi di partecipazione democratica, di esercizio degli stessi diritti e di far cresce quell’antica spiritualità, persa negli ultimi anni di industrializzazione disumanizzante, alla luce dei nuovi contributi.

Invitiamo tutti coloro che sanno che la conoscenza ancestrale dà forza interna e che la cultura materialista si è svuotata. Proponiamo di avanzare oltre le frontiere del pensare, per iniziare a implementare nuovi paradigmi

Relatori

Eduardo Suetta, Carlos Guajardo, Olivier Flumian, Daniel Robaldo